
Psicologia clinica: definizione, ambiti e metodologie di intervento
La psicologia clinica è una delle principali branche teorico-applicative della psicologia.
Comprende lo studio scientifico e le applicazioni della psicologia in merito alla comprensione, prevenzione ed intervento nelle problematiche psicologiche e relazionali, a livello individuale, famigliare e gruppale, compresa anche la promozione del benessere psicosociale e la gestione (valutativa e di sostegno) di molte forme di psicopatologia.
Ambiti di pratica della psicologia clinica
Assetti centrali della sua pratica sono le applicazioni cliniche delle attività di prevenzione, valutazione, abilitazione-riabilitazione e sostegno psicologico, con particolare (ma non esclusivo) riferimento alla psicodiagnostica ed all’intervento psicoterapeutico, che ne rappresenta un ulteriore sviluppo specialistico rivolto soprattutto alla presa in carico delle situazioni ove è presente una psicopatologia strutturata.
Operato dello psicologo clinico
In un senso più ampio, l’operato dello psicologo clinico si rivolge a:
- Prevenzione primaria delle condizioni di disagio personale e relazionale
- Promozione del benessere psicologico e psicosociale
- Identificazione precoce delle problematiche o patologie
- Inquadramento corretto dei fattori psicologici, personologici, famigliari, relazionali, ambientali e contestuali che generano e mantengono il disturbo o la difficoltà psicologica
- Gestione clinica tramite consulenze, colloqui e diverse tecniche di sostegno psicologico delle principali tipologie di difficoltà personali, famigliari, gruppali e comunitarie
- Abilitazione/riabilitazione nelle problematiche emotive, relazionali, comportamentali o cognitive che fossero non integralmente risolvibili
- Sostegno in situazioni di crisi emotiva, relazionale o decisionale del cliente
Significato del termine “clinico”
Il termine “clinico” non si esaurisce, come erroneamente a volte si ritiene, nella pratica psicoterapeutica. Esso deriva dal greco clinè (letto), e nella prospettiva medica stava ad indicare la cura fornita al capezzale del malato.
L’erronea equivalenza “psicologia clinica = psicoterapia” è probabilmente individuabile nel significato etimologico del termine, associato ad una prospettiva di intervento medico piuttosto che psicologico. Di qui anche l’identificazione di questa disciplina come “psicologia medica”, dizione in realtà impropria.
Il termine “clinico” in medicina è diventato sinonimo di intervento terapeutico, e quindi viene riferito alla “patologia”. In psicologia il termine conserva però anche l’originario significato di cura, e viene quindi applicato indipendentemente da un’eventuale patologia del soggetto (ad esempio, viene applicato anche ad interventi su forme di disagio emotivo-relazionale, anche se tale disagio non si è necessariamente strutturato sotto forma di disturbi psicopatologici nosograficamente specificati).
Filosofia dell’intervento psicologico-clinico
Esso corrisponde al “prendersi cura di” (to care) piuttosto che al “guarire” (to heal), e quindi è applicato anche nelle situazioni di “normalità”, per facilitare e sostenere il benessere e lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale del soggetto.
Il doppio significato del termine, nella medicina rispetto alla psicologia, ha dato origine a non pochi equivoci sul ruolo della psicologia clinica stessa nelle sue applicazioni.
Inquadramento accademico
Nelle declaratorie ufficiali italiane delle discipline universitarie, la psicologia clinica è rubricata nel Settore Scientifico Disciplinare (SSD) “M-PSI/08”, stabilito dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica.
Evoluzione dal modello medico al modello psicologico
La storia della psicologia clinica è stata segnata dalla diatriba concernente il passaggio dal modello medico al modello psicologico (detto anche a volte “modello biopsicosociale”) di intervento, dato che il primo si era mostrato insufficiente e spesso inappropriato per rispondere a tutte le esigenze di chi richiede una consulenza psicologica.
Metodologia e approccio epistemologico
La psicologia clinica è caratterizzata non solo dai suoi possibili ambiti di applicazione, ma anche dall’assunzione di un particolare vertice osservativo, e di una specifica metodologia conoscitiva e d’intervento. In particolare, oltre all’attenzione al dato nomotetico, essa può essere connotata come scienza idiografica, quindi volta anche allo studio di ogni singolo caso nella sua specificità.
Cornice epistemologica psicologico-clinica
La cornice epistemologica psicologico-clinica sottolinea:
- La stretta interrelazione individuo-contesto, che rende importante considerare anche la rete relazionale ed ambientale nel quale è inserito il soggetto
- La centralità della relazione tra clinico e consultante
- L’importanza di un setting adeguato, co-costruito, che dia la possibilità di attribuire un senso alla relazione
- Il cambiamento, non più visto esclusivamente come “terapia di una patologia”, ma anche come sviluppo dell’individuo verso modalità simbolico-rappresentazionali, e quindi comportamentali-relazionali, che possano essere più funzionali al suo contesto di vita
Migliorare la qualità della vita è una prospettiva auspicabile a tutti!
Capire quando è il momento di chiedere aiuto è il primo passo verso il benessere psicologico.
Se ti riconosci in alcuni di questi segnali, potrebbe essere utile rivolgersi a uno psicologo per affrontare insieme le difficoltà e ritrovare equilibrio e serenità.
1. Sintomi emotivi intensi e persistenti
- Sensazioni di tristezza, vuoto o disperazione che durano per settimane.
- Ansia eccessiva, preoccupazioni costanti o attacchi di panico.
- Irritabilità, rabbia immotivata o sbalzi d’umore frequenti.
2. Difficoltà nella vita quotidiana
- Problemi di concentrazione, memoria o decisione, che influiscono sul lavoro o sullo studio.
- Perdita di interesse per attività che prima erano piacevoli (hobby, relazioni, ecc.).
- Sensazione di essere sopraffatti dalle responsabilità quotidiane.
3. Cambiamenti nel sonno e nell’alimentazione
- Insonnia, risvegli frequenti o, al contrario, eccessiva sonnolenza.
- Perdita di appetito o, al contrario, fame emotiva e abbuffate.
- Stanchezza cronica non giustificata da cause fisiche.
4. Isolamento sociale
- Tendenza a evitare amici, familiari o situazioni sociali.
- Sensazione di solitudine o di non essere compresi dagli altri.
- Difficoltà a mantenere relazioni significative.
5. Sintomi fisici senza cause mediche
- Mal di testa, dolori muscolari, problemi digestivi o altri disturbi fisici senza una spiegazione medica.
- Sensazione di costante stress o tensione fisica.
6. Pensieri negativi ricorrenti
- Autocritica eccessiva o sensazione di inadeguatezza.
- Pensieri catastrofici o difficoltà a vedere soluzioni ai problemi.
- Ideazioni legate alla morte o al suicidio (in questi casi, è fondamentale chiedere aiuto immediato).
7. Comportamenti autodistruttivi
- Abuso di alcol, droghe o altre sostanze per affrontare le difficoltà.
- Comportamenti rischiosi o impulsivi che mettono in pericolo se stessi o gli altri.
8. Sensazione di essere “bloccati”
- Sentirsi incapaci di uscire da una situazione difficile o di cambiare abitudini negative.
- Perdita di speranza nel futuro o sensazione di non avere vie d’uscita.
Quando rivolgersi a uno psicologo?
Se uno o più di questi segnali persistono nel tempo e interferiscono con la qualità della vita, potrebbe essere utile rivolgersi a un psicologo come il dottor Alberto Mazzotti a Forlì. Un professionista può aiutare a comprendere le cause del malessere, offrire strumenti per gestire ansia, depressione o stress, e accompagnare verso un percorso di benessere e crescita personale.
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